Improvvisamente il poliziotto si sentì più leggero,come se un piccolo peso gli si fosse staccato di dosso o, a ben pensare, come se avesse depositato a terra una zavorra, un qualcosa che lo affliggeva, un mattoncino che gli impediva una certa levità di percorso.
Sorrise e la bambina contraccambiò con un altro sorriso complice,disarmante e tenerissimo.
Per la prima volta,da quando si erano accorti di lei,parlò e disse al poliziotto sottovoce:-E’ successo anche a te, vero?
-Che cosa?
-Anche tu hai posato un dolore e ti senti più leggero?
-Non so cosa ho posato, ma certo sento un sollievo nel cuore.
-A me sono giorni che succede.
-Che cosa?
-Ogni volta che mangio un cioccolatino,poso a terra dolori ,come borse della spesa stracolme,come zaini pesanti, come valigie senza ruote da trasportare e mi sento un po’ più giovane.
Il poliziotto la guardò stupito e notò che anche per lui questo era incredibilmente vero.
Si sentiva almeno tre anni di meno:i capelli brizzolati erano più scuri e la vista che stava perdendo colpi, era più acuta.
-Da dove vieni?
-Non lo so, ma questa libreria è per me un posto amico; credo di esserci già stata perché conosco la proprietaria e il commesso.Per questo mi sono rifugiata qui per ripararmi dalla pioggia.
-Aspetti qualcuno?
-Sì, ma non so chi.
Il poliziotto si avvicinò alla proprietaria del negozio e riferì la conversazione appena terminata.
Lei,stupita,si sedette sul divanetto e osservò più da vicino quella cucciola smarrita.
Vide i capelli un po’ arruffati di un bel colore cenere, la frangetta sbarazzina,il nasino colante; ma quando lo sguardo si fermò sugli occhi,ebbe un sussulto: erano verdi di un verde color foglia con delle pagliuzze dorate.
Aveva visto solo altri due occhi così e non se gli era più dimenticati sia per la loro bellezza,sia per la malinconia che li velava: erano gli occhi di Lia,una signora sessantenne che frequentava quella piccola libreria ed era diventata sua amica.
Era una divoratrice di libri perché le facevano compagnia,la trasportavano fuori dalla realtà e le facevano dimenticare i suoi tanti dolori.
In effetti tutte le volte che Lia raccontava un po’ della sua vita, le faceva ricordare il biblico Giobbe: malattie,un marito traditore che l’aveva abbandonata con due figli piccoli da crescere, miseria ,umiliazioni e poi i due ragazzi che avevano preso brutte strade,uno peggio dell’altro,e di cui si erano perse le tracce; genitori anziani da accudire, sola senza poter contare sull’appoggio di nessuno,ore di lavoro nelle case come donna delle pulizie,ma soprattutto tanta tanta solitudine, di quella cruda , spietata che lascia senza fiato.
L’ultima volta che era entrata nel negozio aveva raccontato l’ultimo suo dolore: doveva lasciare la casa dove aveva abitato per tanti anni perché la vendevano e lei non aveva i soldi per comprarla.
Anche quello, sì ,anche quello sradicamento la faceva sembrare proprio smarrita.
In quell’occasione la proprietaria della libreria aveva notato che dalle sue tasche spuntava una confezione di cioccolatini e che ogni tanto ne mangiava avidamente uno dicendo:-Mi consola, mi fa star bene,ne vuoi uno anche tu? Magari ti aiuta a sopportare il fallimento della libreria.
Questi cioccolatini sono come carezze di un angelo,sono tocchi leggeri che tolgono un po’ di dolore.
Dunque era lei, era lei!! Ma cosa era successo?
La chiamò per nome e lei sembrò sorpresa.
L’abbracciò:-Lia, Lia ,cosa è successo Lia?
La bambina aprì un sorriso timido ma felice.
-Tu mi conosci?
-Certo che ti conosco,solo che una settimana fa eri un po’ diversa.
-Non so cosa è successo, so che sono entrata qui dentro per ripararmi dal freddo e che qui sono al sicuro.
-Ma non ti ricordi di me?
-No, ma ti sento amica e questo mi basta.
-Vieni con me Lia, vieni con me,adesso chiudiamo il negozio,domani è Natale e tu questo Natale lo passi a casa mia.
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