martedì, aprile 17, 2007

Il grano e la farina

Non ci è domandato di essere forti nei momenti di sofferenza.
Non si chiede al grano, quando lo si macina, di essere forte, ma di lasciare che la macina del mulino ne faccia della farina.
Madeleine Delbrel

STARE FERMI ,STARCI, QUANDO ARRIVA UN DOLORE, STARCI E BASTA SENZA CHIEDERE GRANDI SPIEGAZIONI A SE', AGLI ALTRI, A DIO , SENZA RECRIMINARE, SENZA ALZARE PUGNI VERSO IL CIELO, SENZA GETTARE VELENO ADDOSSO A CHI PIU' AMIAMO . STARE ...E' LA COSA PIU DIFFICILE CHE C'E', MA E' ANCHE LA PIU' SAGGIA, QUELLA CHE CI TRASFORMA , CHE CI CAMBIA IN MEGLIO.
QUANDO FACEVO IL CORSO DI PREPARAZIONE AL PARTO ,UNA BRAVISSIMA OSTETRICA CI SPIEGAVA CHE ALL'ARRIVO DELLA CONTRAZIONE NON ERA CONVENIENTE IRRIGIDIRSI MA PIUTTOSTO ABBANDONARSI AD ESSA ,ALL'ONDATA DI DOLORE, QUASI ASSECONDANDOLO, RESPIRANDO ADEGUATAMENTE .
COSI' NASCE UN BAMBINO, COSI' LA FARINA PUO' DIVENTARE PANE, FACENDOSI STRITOLARE,COSI' MOLTI DI NOI, ATTRAVERSO AVVENIMENTI CHE MAI AVREBBERO VOLUTO VIVERE, CHE MAI AVREBBERO SCELTO, SONO CAMBIATI IN MEGLIO, SONO CRESCIUTI, SONO DIVENTATI UOMINI E DONNE DEGNI DI TALE NOME .
TEMPO DOPO , A VOLTE, TUTTO SI SPIEGA E RIUSCIAMO A COMPRENDERE ANCHE IL PERCHE' DI CERTE PROVE CHE ABBIAMO INCONTRATO LUNGO IL NOSTRO VIAGGIO.

venerdì, aprile 06, 2007

PASQUA

Vorrei che potessimo liberarci dai macigni che ci opprimono, ogni giorno: Pasqua è la festa dei macigni rotolati. E' la festa del terremoto.
La mattina di Pasqua le donne, giunte nell'orto, videro il macigno rimosso dal sepolcro.
Ognuno di noi ha il suo macigno. Una pietra enorme messa all'imboccatura dell'anima che non lascia filtrare l'ossigeno, che opprime in una morsa di gelo; che blocca ogni lama di luce, che impedisce la comunicazione con l'altro.
E' il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell'odio,
della disperazione del peccato.
Siamo tombe alienate. Ognuno con il suo sigillo di morte.
Pasqua allora, sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi, l'inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi e se ognuno di noi, uscito dal suo sepolcro, si adopererà per rimuovere il macigno del sepolcro accanto, si ripeterà finalmente il miracolo
che contrassegnò la resurrezione di Cristo.

(don Tonino Bello)

giovedì, aprile 05, 2007

CHE GUEVARA ERA LAUREATO !!!!

Pomeriggio di lite, ieri.
Torna il piccolo di casa da scuola e con stupore ed amarezza scopro che le pagine del suo diario sono bianche candide (cioè non ha scritto nessun compito da fare in queste vacanze pasquali).
Se il ragazzo avesse tutti 7 e 8 sinceramente me ne fregherei, ma la storia non è cosi': i suoi voti tendono più a scendere in picchiata sotto la linea di demarcazione fra il non suff. e il baratro. Gli chiedo e mi chiedo perchè. Mi dice che si è dimenticato. E QUI PARTE LA LITE.
Più che lite è un monologo furibondo.
Mentre urlo in camera sua mi cade l'occhio su una foto di Che Guevara che lui tiene "siccome cosa sacra" sopra il letto.
Il mitico Ernesto Che ( che bell'uomo!) mi sorride ed io non trovo di meglio da dire che lui, il Che, era laureato, laureato in medicina; lui, il Che, prima di essere un rivoluzionario, era uno che aveva sgobbato sodo, uno che si era fatto il mazzo , uno con le palle insomma .( altro che non scriversi i compiti delle vacanze per paura di dover passare qualche ora sui libri!).

Ok Ok SONO ALLA FRUTTA Ho bisogno di qualche giorno di vacanza.

lunedì, aprile 02, 2007

UNA BRIOCHE AVVELENATA

Una brioche posata sul tavolo della cucina, al mattino alle sei, dopo un sabato notte passato fuori.
Un sabato notte passato in una discoteca e poi un passaggio dal primo forno aperto che si incontra: è questo il gentile omaggio da portare a casa.
E' il regalo che molti figli credono di fare ai loro genitori ( e qualche genitore ne è anche teneramente commosso) .
Questo regalo non ripaga e non ripagherà mai di tutto il sonno perso, delle ansie, delle paure di una mamma e di un papà.
Ma non so come spiegarlo a mio figlio, che anche lui come moltissimi altri si adegua al rito delle notti nei vicoli o al LUNA ROSSA o in Versilia. Non riesco ad essere contenta di questi riti, sono piuttosto esterefatta e non provo tenerezza, proprio nessuna tenerezza, nel vedere questo dolcetto posato sul tavolo. E' un dolcetto avvelenato che vorrebbe lasciare questo messaggio:" Ecco , sono tornato a casa, sono sano e salvo, sono di là che dormo in camera e ti lascio il segnale della mia presenza. Anche per stanotte non è successo nulla di quello che tanto ti spaventa, nessun incidente di macchina, tutto tranquillo ."


VERAMENTE PENSO CHE E' MOLTO DIFFICILE FARE I GENITORI OGGI.
I RITI DI PASSAGGIO CI SONO SEMPRE STATI,MA QUELLI DEI NOSTRI GIORNI CREDO SIANO MOLTO PIU' TRIBALI DI QUELLI DEL FILM "UN UOMO CHIAMATO CAVALLO".
LA PAZIENZA CHE CI E' RICHIESTA E' A VOLTE QUASI DISUMANA.
OGNI TANTO UN GRIDO ME LO CONCEDO, UN GRIDO PER NON IMPLODERE, UN GRIDO PER TIRARE FUORI IL DOLORE, UN GRIDO COMPENSATORIO, IL GRIDO SANO DI UNA GENERAZIONE DI GENITORI PROVATI :" FINO A QUANDO SIGNORE, FINO A QUANDO?".