lunedì, luglio 11, 2005

Gli sposi

1960
Venivano avanti nella “creuza”, spettacolo insolito per il paese: lei in abito bianco, molto semplice come era la sua persona, lui in abito scuro elegante, camicia bianca e cravatta, ma molto sobrio. Mi sono rimasti impressi per tanti anni perché più che un’immagine reale sembravano un sogno. Siamo usciti fuori sulla porta di casa per vederli meglio ed erano molto belli anche se contenuti e quasi pudichi per quel momento di festa. Il velo di lei si alzava per un po’ di brezza tiepida che agitava l’aria. Lui le camminava accanto deciso e sorridente. Io ero una bambina e questi sposi, da allora, sono stati per me l’immagine di quello che credevo essere il matrimonio: quasi una fiaba, molto semplice, senza alcun lusso e ostentazione, una bella fiaba campagnola.











2004
Apro la porta di casa e me la trovo di fronte sorridente. Ci sposiamo il 20 di giugno,mi dice felice. Ed io, che pensavo fossero già sposati, quei due ragazzi che abitano sul mio pianerottolo da due anni! E’ sicura di sé, mi parla dell’abbazia in riviera dove si terrà la cerimonia, del viaggio di nozze che avrà come meta il Tibet, con tanto di guida privata per salire sulle vette più alte. La vedo così entusiasta che trasmette allegria. Sono una signora che ha superato i 50 anni e mi piace l’idea del matrimonio come viaggio, anche se so che non ci saranno solo alte vette. Prevedo anche qualche abisso, se ho imparato qualcosa dalla vita. Ma tutto ciò rimane solo nel pensiero, spalanco le mie braccia e il mio sorriso. Accolgo il suo entusiasmo quasi come mi fosse figlia: la realtà dell’oggi che irrompe a rivisitar le fiabe.

MariaTeresa

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